Produzioni: Blanco Y Negro

Pubblicato da luca il


 

 


LAMS-ARTE

23 febbraio 2013 ore 17.30

Martine Susana

in

POESIA MUTA


a inaugurazione della

mostra di Mancino

BLANCO y NEGRO

una decina di astratti degli ultimi anni, dei bianco e nero realizzati con vari materiali (anche pneumatici!), quadri di rara e raffinata bellezza

dal 23 febbraio al 14 marzo

 

 

 

 

POESIA MUTA
Performance chorgraphique pour masque, sons, mots et silence

Une pièce de Martine Susana

Danza e traduzione dal francese Martine Susana
“Come dire”  di Samuel Becket – 
Lettura Stefano Di Simone

 Musica creata ed interpretata da Fabio Basile

a inaugurazione della mostra di Mancino BLANCO y NEGRO

 al LAMS dal 23 febbraio al 14 marzo

 

AA

 

MANCINO    – veronese, autodidatta, alterna pittura figurativa a pittura materica rielaborando materiali i più vari e applicati sulla tela. Si dedica anche alla scultura utilizzando materiali “poveri”. Partecipa a oltre cento esposizioni in  Italia e all’estero. Fa parte delle nuove acquisizioni di Palazzo Forti dal 2001.
In Blanco y Negro espone una decina di astratti degli ultimi anni, dei bianco e nero realizzati con vari materiali (anche pneumatici!), quadri di rara e raffinata bellezza.

Photo Ida Cassin/Brenzoni

   

« Poesia muta » nasce nel 1992 (ma sarebbe giusto dire che nasce ad ogni sua replica) periodo in cui lavoravo molto con le stoffe, un po’ una seconda pelle ma anche la materializzazione dello spazio sia interiore che esteriore.

Sono presto intervenute la maschera – o il doppio – e, nel percorso quest’ultima poesia di Samuel Beckett « Come dire » nel 1988, poco prima della morte. (Sentendo vicino il momento in cui avrebbe taciuto, Beckett s’interroga su quel che più lo affliggò durante la sua vita di creatore: l’impossibilità di tradurre in parole l’esperienza dell’esistenza, l’impossibilità di dare un significato. Ultimato il percorso del linguaggio e considerato il fallimento delle parole, alla fine non resta che il silenzio).

Per me, il dubbio come lama di fondo; l’interrogarsi, l’impossibilità di dare una soluzione, il cercare; quesiti senza fine forse l’essenza dell’esistenza.

L’incertezza.

La solitudine pure.

    Mi affascinava la prospettiva dello spazio ridotto, compresso…che diventa sconfinato, proprio perché irrompe dal mondo segreto ed infinito che ognuno porta dentro di sé: il mistero e la fonte dove rigenerarsi e da dove partire.

Trattasi comunque di un mondo altro, di un mondo oltre.

Il silenzio.

Martine Susana, danzatrice, coreografa, performer. Ha creato, realizzato e firmato la regia di moltissimi spettacoli – in teatro e fuori dal teatro – portando in scena con la coreografia e la performance, musica dal vivo, testi, poesie. Ha danzato con compagnie di danza in Francia e in Italia. È presidente dell’associazione Il Laboratorio del Movimento con la quale promuove corsi, stage e eventi di ricerca sulla danza contemporanea, il teatrodanza, l’arte dell’improvvisazione e del movimento per bambini, adolescenti, adulti, professionisti e appassionati. Ha studiato con grandi maestri (in particolare Dominique Dupuy, Françoise e Jean-Marc Desrues, Trudy Kressel) e, oltre alla danza a 360°, canto armonico, voce, disegno, pittura, letteratura, lingue e filosofia. Autrice di un libro sulla danza, ha inoltre scritto per riviste di cultura e spettacolo; ha tradotto numerose opere per il teatro e la danza ed è anche interprete francese/italiano. Collabora con associazioni, gruppi e molti artisti e autori. Vive in Italia da diversi anni.

 

“Autobiografia ” 

La mia biografia è semplice.  Completamente digiuno dell’arte, inizio a dipingere dopo aver visto e aver letto una monografia su Vincent Van Gogh, che da allora considero mio maestro spirituale.  E’ come una folgorazione. Mi butto con passione travolgente, timida e impacciata nella pittura, provo tecniche, le più diverse e svariate, leggendo e osservando, scopro la vita e le opere di altri artisti. La prima mostra personale è alla galleria “La Quaglia”, diretta da Toni De Rossi, dove fra l’altro l’opera principale è la ricostruzione del mio studio all’interno della galleria stessa.  Più o meno da quel periodo ha inizio un mio nuovo interesse per la materia e per la raccolta di oggetti, che utilizzerò poi per il mio lavoro.  Seguono altre esposizioni, in Italia e all’estero.  Negli anni ottanta partecipo attivamente al Gruppo Megagalattico di arti visive “il Ludro”, che riesce a smuovere creativamente l’apatico mondo artistico veronese, portando una ventata di novità e di sana follia. Il Gruppo apre una propria galleria dove, oltre a ospitare mostre d’arte contemporanea, promuove interminabili discussioni, scambi culturali attraverso anche la “gastronomia”.  Spesso però le nostre esposizioni avvengono in luoghi “non deputati all’arte”; occupiamo, così, i sottopassi di piazza Brà e di porta Vescovo, esponiamo in palazzo Barbieri, sede del Comune di Verona, nei gabinetti dei bar, negli stessi bar e nei negozi.  Insieme al Gruppo, realizzo anche performance teatrali, video d’arte e vari happening.  Con “Occupazione fantastica di una città di provincia” il Gruppo riesce a coinvolgere molteplici artisti e, in sedi più o meno culturali, per un intero mese, senza soluzione di continuità, vengono proposte mostre di pittura, grafica, scultura, architettura, serate di poesia, di musica, video e teatro.  Questo, per descrivere il mio periodo “pubblico”.  Sciolto il Gruppo, dipingo negli ultimi anni, in solitudine. Nascono così le opere che presento in questa esposizione.  

Mancino è un lirico, un artista che ama manipolare i materiali e assemblare le cose di tutti i giorni con altre cadute in disuso, attraverso una sorta di alchimia quotidiana capace di trasformare la prosa della materia nelle rime della poesia. La sua “officina” permanente si traduce di fatto in un modello di vita che coinvolge lo spazio e il tempo, la memoria e l’azione. E’ un artista con forti radici nel turbinio di una modernità intesa come coscienza della crisi ed eterno turbamento dello spirito. Schivo, poco incline ai teoremi e ai riti dell’ufficialità, Mancino possiede un atteggiamento anticonformista e un suo modo antico di concepire l’attività artistica. Anche per questo il suo lavoro è atipico ed è i ogni caso una preziosa occasione di riflessione sulla natura di questa nostra fine secolo (Giorgio Cortenova, Electa, Milano, 1999). 

 

Stefano Di Simone, veronese di nascita ma senza profonde radici.
Formazione giuridica, appassionato d’ogni forma d’arte, ha coltivato con passione per anni quella a lui più congeniale, la recitazione, collaborando con diverse compagnie teatrali amatoriali, alcune delle quali tra le più affermate nel panorama veronese.
Da sempre amante delle belle Lettere, si dedica sovente, in privato o in pubblico, alla lettura di testi in prosa o in poesia, traendone intima soddisfazione e cercando di trasmetterne.

Membro e lettore ufficiale del “Circolo dei Lettori” di Verona e componente del Gruppo “Poetria”, recentemente costituitosi a Verona e promotore di eventi pubblici volti alla diffusione della poesia.